martedì 2 dicembre 2014

VENDETTA... Liberazione o Trappola?

Ad esser sincere pensiamo..ma quante volte abbiamo desiderato vendicarci?
Vendicare un amore preso in giro, distrutto, annientato da bugie e silenzi?
O un rapporto che tutto d'un tratto vi ha viste in secondo piano, sbattute in un angolo con anche il divieto "di parola o replica"?
Ed ancora far vendetta su un legame che alla fine non vi ha lasciato altro che il sapore amaro in bocca?

Proprio di questo vorrei parlarvi Donne Nuove ovvero della "fase" dell'amarezza e del desiderio di farsi giustizia da sé quando subiamo un grosso torto..
Se il torto implica la rottura dei rapporti, passeremo delle fasi che coinvolgono pensieri ed emozioni diverse e molti forti..
Quando un rapporto finisce bruscamente, lasciandovi "a bocca aperta" per trovarvi di fronte ad una persona che vi sembrava molto diversa da come immaginavate, sarete costrette a DI-STACCARVI da quell'uomo, passando un periodo di "groppi alla gola" e senso di solitudine che vi farà sentire perse.
Farete fatica a realizzare il distacco così come succede nei lutti delle persone che ci lasciano.. perché anche questo è una sorta di lutto, di perdita.
Mano a mano che realizzerete la rottura della relazione sorgerà in voi l' amarezza, ovvero quel misto di rabbia e delusione che potrà dar luce al desiderio di vendicare le vostre ragioni o meglio... le vostre emozioni messe a nudo per poi esser state ferite.
Ed è qui che mi chiedo...
questo bisogno di vendetta quanto può esser liberatorio?
o è il risultato di un circolo vizioso che vi riporta sempre lì, indietro in un legame bloccato senza alcuna possibilità di evoluzione?
La vendetta è imparentata con la speranza...
speranza che l'altra persona capisca il male fatto ma non sempre ne scaturisce questo risultato.
Poco tempo fa ho letto:

"Orgoglio ferito, senso di colpa, desiderio di vendetta per ristabilire l'equilibrio violato: sono le malattie che indeboliscono l'essere umano, rendendolo suddito delle pulsioni..."
("Avrò cura di te" di C. Gamberale e M. Gramellini)

Più che malattie mi sento di chiamarle le armi che la nostra mente mette in atto per proteggere tutto ciò che è stato calpestato, non consapevole però della quota di peggioramento che ne può derivare.
Dire "mi vendico" mette spesso troppo in luce la quota liberatoria dell'azione ma non gli effetti collaterali:
con questo gesto non farete altro che ri-aggrapparvi a quella relazione, 
a quell'uomo senza far passi avanti ma tornando indietro e
ri-attraversando l'iniziale senso di smarrimento per arrivare ancora alla fase di amarezza con ancora più rabbia..

Fantasticate la vendetta, immaginatela mentalmente ma poi prendete i vostri bagagli e non fermatevi a quella stazione, che parla ancora di "quanto dolore avete incassato" e "di quanto vorreste vedere la sua faccia dopo il vostro gesto vendicativo" perché è proprio qui che ricadrete..
nel rivedere "la sua faccia" con tutti i postumi che vi aspetteranno..
"Il mio silenzio non è debolezza
ma l'inizio della mia vendetta."
Le persone fragili si vendicano.
Le persone forti dimenticano.
Le persone intelligenti ignorano.

La miglior vendetta forse è proprio ciò che avverrà DOPO quel legame che ormai si è dissolto con quell'uomo, che parla di voi Donne Nuove e della vostra crescita senza ciò che vi ha congelate in pensieri ripetitivi e speranze già infrante in partenza..
Che sia una settimana di viaggi interiori che non ripercorrono le solite strade ma che vi facciano ri-trovare i sentieri che riportano alla vostra serenità.. 
La vendetta è il TUO dopo (non il Vostro) 


Buona settimana 
Barbara

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