mercoledì 25 marzo 2015

1 buon motivo per non cadere nella "Cenerontolite"!

Leggo spesso titoli accattivanti tra cui:
“9 motivi per non essere stressati, 
arrabbiati, 
   nervosi,...”.
Come se per convincerci a non essere in un certo modo, dovremmo avere un milione di motivazioni che ci tolgono dalla tentazione di reagire come facciamo abitualmente.
Oggi, dopo un po' di settimane di assenza, volevo scrivervi anch'io un bel titolo accattivante ma poi ho riflettuto: perchè scrivere sempre mille motivi “per non esser...” e non solo uno?
Mi ha colpita l'uscita del film che ha popolato l'infanzia di tutte noi da bambine:
Cenerentola.
Chi di noi non ha fantasticato di essere questa “famosa stracciona”?
Chi non ha mai sognato di incontrare il principe azzurro,
che in un lampo porta via tutti i nostri guai?
O tutta la nostra solitudine?
Se poi a condire questa favola c'è una protagonista sempre bella (anche se vestita di stracci), delle sorellastre brutte e cattive ed una matrigna perfida con tanto di padre assente... direi che per noi può essere anche una condanna questa storia!! ;-)
Non a caso Jung ribadiva l'importanza degli archetipi nella costruzione della nostra identità, ovvero quei modelli di "donna" o della relazione uomo donna proposti dalla nostra cultura fin da piccoli.
Così siamo cresciute con questo “mito” e siamo state in un certo senso influenzate dal “pensiero magico” del principe azzurro.
Ma chi è poi questo principe??
 E serve davvero a farci evolvere da povera sguattera ad invidiatissima principessa?
Quando la “cenerentolite” invade il nostro modo di vivere, ci sentiamo smarrite senza una presenza maschile costante e cadiamo in un futuro senza speranze se non riusciamo a trovare un partner.
La cenerentolite non è altro che il potente desiderio di avere un uomo “perfetto” a tutti i costi ed abbandonarci a lui, annullando ogni nostra pretesa. E' la totale dedizione a quest'uomo, smarrendo ogni nostra indipendenza.
Spesso questo modo di vivere il rapporto può trasformarsi in un'altra fiaba che ha dominato le nostre infanzie: “la Bella” ovvero colei che impegna ogni energia per trasformare la “Bestia” in un bel principe. Questo passaggio lo possiamo incontrare proprio nelle dipendenze affettive dove regna la speranza di cambiare quell'uomo.
Nelle fiabe il messaggio che spesso si può cogliere è il bisogno di un partner per stare meglio e per liberarci dalle dinamiche famigliari infelici.
Anche la trasformazione è collegata alla conquista del principe... rinfreschiamo il nostro ricordo:



Nella storia di Cenerentola, la protagonista cerca di dimostrare che può andare al famoso ballo e conquistare così il popolare principe “che tutte vogliono”.
Questo sottile messaggio può fuorviare la nostra credenza:
“se liberarti tu vorrai, trova il principe e la felicità avrai”.
La cenerontolite quindi è alle porte di ognuna di noi: potrebbe esser scambiata come l'unica possibilità di affermarci e di dimostrarci donne a tutti gli effetti.
Il bisogno di appoggiarsi fa parte di tutte noi e non diventa una prigione se siamo anche in grado di “camminare da sole”. Diviene invece una “maledizione” se è nostra la credenza di non riuscire a vivere senza quella persona, per nessun motivo al mondo.
Ma donne... l'unico e vero motivo per non cadere in questa ricerca ansiosa di un compagno è proprio lì davanti a voi stesse.
E non intendo quel ricordo, 
quella foto nostalgica 
o quella vostra amica “che è stata più fortunata di me con gli uomini”.
La vera ragione per non cadere nella corsa al principe azzurro 
siete voi stesse.
Non abbandonate la vostra ricerca interiore per un illusorio salvagente.
Non rinunciate a voi per un'antica credenza:
"se non ti prendi cura di un uomo, non ha senso il tuo vivere."
Non idealizzate chi vi sta di fronte come un “principe azzurro”,
trascurando tutta la prepotenza con cui vi umilia.
E non cercate di “riaggiustarlo” per renderlo più simile ad un reale con tanto di corona:
cercate voi stesse, non il compagno di Cenerentola.
Chiedetevi il motivo di questa vostra ricerca,
andate in profondità e non abbiate paura:
 il motivo per cui state spostando l'attenzione su quell'uomo fa parte di voi e della vostra storia.

Posate quindi la corona ed il vestito "da conquista":
iniziate invece la ricerca della vostra natura selvaggia.

Buona settimana Donne Nuove!
Barbara


mercoledì 4 marzo 2015

Sei disposta a rischiare di sentire il tuo cuore?

Se provate a digitare la parola "rischiare" ecco qui quello che apparirà:
  • 1 Mettere a repentaglio qualcosa: RISCHIARE LA VITA.
  • 2 Correre un determinato pericolo: RISCHIARE IL FALLIMENTO

    RISCHIARE DI SBAGLIARE.

    Alle volte sembriamo così attaccati a tutto quello che sembra rassicurarci ma poi ci ritroviamo insoddisfatti. 
    Prendere le distanze da tutto ciò è troppo frustrante ed il costo sembra troppo alto.
    Bendiamo così la nostra curiosità verso "quello che potremmo essere", pensando di essere sognatori infantili senza ormai speranze.
    Ma è proprio questo nostro fissarci sulle abitudini, spesso tossiche, che spezza le ali alla creatività che invece ci farebbe sentire energici e vitali a fine giornata.
    Ci imprigioniamo in ruoli senza scampo, con un quintale di sensi di colpa alla sola fantasia di evadere.

    Ma dove è andato quel sano bisogno di bambino/bambina del passato?
    Dove sono finiti quei desideri ardenti dell'adolescente che siamo stati?
    In che posto sono stati soffocati quei sogni di donna/uomo che avevamo?
    Semplice, li neghiamo.
    Non solo, ci colpevolizziamo per aver "ancora" quel desiderio e lo reprimiamo aumentando ancora di più i ritmi quotidiani.
    Ma per quanto potremmo andare avanti così?
    Quanto sono forti i valori collettivi del "portar pazienza" ed dell'accontentarsi?
    A proposito di ciò, vi riporto una copia delle pagine di Riza Psicosomatica (una nota rivista scientifica) degli anni '80 per entrare proprio nel vivo di ciò che possiamo permetterci di fare o al contrario non possiamo fare assolutamente.


    Notate come i sogni e l'istinto sono mescolati con la violenza e l'eroina... addirittura il commuoversi, la collera e l'improvvisazione sono nella categoria del "male".
    Non stiamo guardando le pagine di un trattato del 1500 ma una rivista che appartiene agli anni della giovinezza di molte persone che stanno leggendo questo blog!!
    Probabilmente ognuno di noi è influenzato da una cultura che muove questa scissione (divisione), facendoci sentire "maledetti" se solo ci arrabbiamo o sogniamo.
    Questa consapevolezza ci può portare ad andare oltre alle credenze "condivise" di cosa dovremmo fare e di come vorremmo diventare, per ascoltare di più il nostro istinto.
    Il nostro istinto ci porta al di là delle categorie del "bene" e del "male" e libera i vissuti spesso bloccati da rigidi doveri.
    Solo la comunicazione tra il nostro istinto e la nostra razionalità potranno farci sentire liberi.
    Quindi anche se rifiutiamo di fare quello che dice  "la nostra pancia", almeno diamole ascolto!
    Per un momento fermati ed ascoltati:
    cosa saresti spinto a fare, senza chiamare la razionalità che detta legge?
    Fantastica su ciò e poi richiama tutti i principi che hai interiorizzato.
    Proprio questo può rappresentare il più grande rischio:
     fermarti ed ascoltare le tue emozioni. 

    Perciò rischia di guardate dietro alle tue rigide scelte, se non ne sei convinto/a.
    Esplora quello che si nasconde dietro la scelta di rimanere con quella persona.
    O al contrario scopri cosa c'è dietro a quel gesto mai fatto...
    a quel messaggio mai scritto...
    a quella proposta mai accettata...
    a quella persona mai ascoltata.

    Scegliendo di non scrivere a quella persona, a cosa hai rinunciato?  
    O al contrario cos'hai mandato giù, accettando di stare con quel partner?
    Come suona questa rinuncia nella "tua pancia"?
    Cosa ti spaventava così tanto?
    Cos'hai paura di sentire? 
    Spesso ci chiedono, parlando d'amore:
     "qual'è la cosa più pazza che avete fatto?" 
    "Quanto siete stati disposti A RISCHIARE per conquistare la persona amata?"

    Ribaltando questo interrogativo...
    Sei disposto/a a rischiare di lasciare le tue maschere abituali,
    le tue rigide auto-critiche,
    le credenze trasmesse dalla cultura,
    per conquistare la tua spensieratezza?
    Sei disposto/a a concederti questo rischio?

    Per tutti voi queste immagini e buona settimana... di fantasie un po' rischiose ;-)
    Barbara

    Prendi il rischio 
    La vita inizia alla fine della tua zona di "comfort" (di abitudine-comodità)
    Dovresti.
    Vorresti.
    Potresti.
    Fallo!
    Io non sono quello che mi è successo.
    Io sono quello che scelgo di diventare. 
     Non perdere te stesso nella tua paura
     Basta sottovalutare te stesso!